sabato 8 ottobre 2016

Ritrovando il Paradiso nel " Paradiso Perduto" di Federico Biolchi; tre approcci alla traduzione.

Pubblichiamo le traduzione dei primi versi del testo di John Milton, ad opera di Federico Biolchi, Roberto Sanesi e di Roberto Piumini.


Della prima disobbedienza dell'uomo, e del frutto
di quel proibito albero, il cui fatal sapore
dentro al mondo recò la morte e ogni nostra pena
dopo la perdita di Eden, finché un più grande Uomo
non giunga a risanarci, e riconquisti il benedetto seggio,
canta, Musa celeste, tu che sulla vetta segreta
di Oreb o di Sinai ispirasti quel pastore
che primo insegnò all'eletta stirpe
come cielo e terra in principio emersero dal caos;
e se più ti aggrada il colle di Sion,
o il ruscello di Siloe che rapido fluiva presso
l'oracolo di Dio, io da questi luoghi
invocherò sostegno pel mio audace canto,
che alto aspira a levarsi in volo sull'aonio monte
per inseguir cose mai tentate in prosa o rima.
E sovra ogni cosa, o Spirito, tu che ad ogni tempio
preferisci un degno cuore e puro,
istruiscimi, tu che sai, poichè dal principio
tu fosti presente, e con possenti ali di colomba
spiegate posasti a cova del vasto abisso
e lo rendesti pregno: ciò che è oscuro in me
illumina, ciò che è basso innalza e sostieni,
chè fino all'apice di sì alta materia
io possa testimoniare l'Eterna Provvidenza
e agli uomini aprire le vie di Dio.
Racconta dapprima, poichè il cielo nulla
nasconde alla tua vista, nemmeno
la profonda distesa infernale,
racconta quale fu la causa
che mosse i nostri padri di quel felice stato,
e sì alti nel favore dei Cieli, a cader lontani
dal loro Creatore, a trasgredirne il volere
per uno e un solo divieto, altrimenti signori del mondo.

                                                          Federico Biolchi



Della prima disobbedienza dell'uomo, e del frutto
dell'albero proibito, il cui gusto fatale condusse
la morte nel mondo, e con ogni dolore la perdita
dell'Eden, fin quando non giunga più grande
un Uomo a risanarci riconquistando il seggio benedetto,
canta, Musa Celeste, che sopra la vetta segreta
dell'Oreb o del Sinai donasti ispirazione a quel pastore
che per primo insegnò alla stirpe eletta
come in principio sorsero i cieli e la terra dal Caos;
o se il colle di Sion maggiormente ti aggrada,
e il ruscello di Siloe che scorreva rapido
presso l'oracolo di Dio, da questi luoghi
offri, ti prego, aiuto al canto avventuroso
che in alto volo aspira a sollevarsi
sul Monte Aonio, e si propone cose
mai tentate in passato in prosa o in rima.
E soprattutto, o Spirito, che sempre preferisci
più d'ogni tempio un cuore saldo e puro,
poiché tu sai, istruiscimi; tu che fin dall'inizio
fosti presente e con ali possenti spalancate
come colomba covasti quell'abisso immane
e lo rendesti pregno: ciò che è in me oscuro illumina,
e ciò che è basso innalzalo e sostienilo;
che dalle vette di questo grande argomento
io possa confermare la Provvidenza Eterna,
e la giustezza delle vie divine rivelare agli uomini.
Tu racconta dapprima, poiché nulla il cielo
nasconde alla tua vista, nemmeno
la profonda regione dell'inferno,
tu racconta dapprima quale fu la causa
che i nostri padri in quel felice stato, e altamente
favoriti dal Cielo, sospinse alla caduta
dal loro Creatore, e a trasgredire su un minimo divieto
il suo volere, altrimenti signori del mondo.

Roberto Sanesi


Del primo atto di disobbedienza
che l'uomo ha commesso, e del frutto
dell'albero proibito, il cui fatale
sapore ci portò dolore e morte
e perdita dell'Eden, fino a quando
l'Uomo maggiore ci risanerà
riconquistandoci il luogo beato,
cantami o Musa, come sul nascosto
monte d'Oreb o Sinai, ha ispirato
quel pastore che al popolo eletto
svelò per primo come cieli e terra
uscirono in origine dal Chaos
o, se ti piace di più la collina
di Sion, o il Siloe, che scorreva
presso il tempio di Dio, io da laggiù
invoco il tuo aiuto sul mio canto
che avventurosamente tenta il volo
all'Elicona, per imprese ancora
non tentate in prosa, o in poesia.
Ma soprattutto, Spirito, che vuoi,
più dei templi, cuore retto e puro,
Tu che sai tutto, ispirami: presente
se stato dal principio, e, spalancando
le tue ali possenti, hai ricoperto
come colomba l'infinto abisso
e l'hai ingravidato: ora rischiara
ciò che è buio in me, alza e sostieni
ciò che è basso, perchè io dimostri,
levandomi all'altezza del soggetto,
l'eterna Provvidenza, e come giuste
siano, per noi, le vie del Creatore.
Per prima cosa, dato che ogni aspetto
del Cielo tu conosci, anche del fondo
territorio infernale, prima dimmi
quale ragione spinse i genitori,
nel loro stato felice, a tal punto
favoriti dal Cielo a separarsi
dal loro Dio e a disobbedire,
già padroni del mondo, al suo divieto?

Roberto Piumini


Potete trovare qui il testo originale

Nessun commento:

Posta un commento